Questo progetto è il risultato della discussione maturata in un piccolo gruppo di persone residenti nel comasco e impegnate in differenti ambiti di studio e lavoro.
Ci proponiamo di svilupparlo coinvolgendo altri che vogliano condividerlo creativamente, senza alcuna preclusione: cerchiamo collaborazioni sulla base dell'interesse per i temi e le motivazioni di fondo che lo hanno ispirato.
Il confronto è partito dalla comune esigenza di liberare il pensiero e il desiderio dalle immagini e dal linguaggio imposti dai media, dal mercato e dalla tecnologia.
Ci siamo interrogati sulla possibilità di trasformare in esperienze condivise il nostro disagio di spettatori della società dello spettacolo: ci siamo chiesti in che modo si potrebbero contestare i suoi linguaggi e i suoi criteri di valore, la sua tendenza a fagocitare ogni tentativo critico che voglia uscire dalle sue logiche.

Dalla nostra discussione sono emerse:
  1. Una descrizione del contesto, cioè del tipo di percezione che abbiamo della realtà in cui viviamo;
  2. Una chiarificazione soggettiva delle esigenze che nascono da questa percezione;
  3. L'individuazione di alcune possibilità di iniziativa comune.

  1. CONTESTO

    Nella nostra parte di mondo, in ansiosa attesa degli effetti delle minacce ecologiche, energetiche e demografiche, il messaggio fondamentale dell'informazione ci invita ad accontentarci di essere cittadini di oligarchie corporative: scarseggiano azioni riformatrici incisive nel produrre mobilità sociale, si è indebolita la prospettiva di una democrazia dei diritti e dei doveri il cui vettore sia dal basso verso l'alto e non viceversa.
    L'affannosa ricerca della propria realizzazione nei consumi avviene, tra precariato e flessibilità, costi crescenti dei beni primari, erosione dei tessuti connettivi sociali, sullo sfondo di una perdita di senso e finalità: una latitanza riempita dalla chiacchiera, dalla propaganda e dai consigli per gli acquisti.
    L'individuo critico rischia di viversi come un disadattato cronico e un depresso latente, quando l'unico orizzonte dell'agire sembra essere quello del successo economico e del consumo: ci si deve baloccare con i ritocchi di immagine, oppure aderire a qualche nicchia ideologica del folclore alternativo, ma i linguaggi e le icone del secolo scorso ci sembrano ormai completamente anacronistici di fronte al nuovo potere fluido globale e all'agonia dello stato nazione.
    La vendita delle emozioni standard, che il marketing identifica con le merci e con le situazioni più adatte ad imporle, alimenta l'analfabetismo emotivo e indebolisce il pensiero riflessivo: una concezione estremamente povera della democrazia si sostiene ed è a sua volta sostenuta da una concezione altrettanto riduttiva e semplicistica degli individui, ridotti a consumatori passivi di merci, immagini, stili di vita, idee e programmi elettorali.
    Il fatto che oggi sia la pubblicità ad educare il desiderio produce, in chi non si accontenta di farsi sedare dalla bulimia dei consumi, una frustrazione che nasce dalla difficoltà a condividere desideri alternativi a quelli governati dal mercato.
    La tirannia del presente virtuale ha prodotto una grande difficoltà, individuale e collettiva, a coniugare nei vissuti, nelle scelte, nei comportamenti, i tempi lunghi degli ideali e dei sogni, dei progetti e delle fantasie, con i tempi della quotidianità, delle istituzioni e delle necessità.

  2. ESIGENZE

    Come creare contesti in cui si possano aprire vie di fuga dalla colonizzazione mercantile della psiche, come "decolonizzare" l'immaginario dalle logiche del mercato?
    Abbiamo bisogno di narrazioni che nascano dall'esperienza e creino le proprie parole, senza degenerare nel raccontarsi narcisistico dettato dal linguaggio prefabbricato dai media.
    Forse dovremmo misurarci con le responsabilità di una nuova pedagogia critica, anzitutto nei confronti dei propri desideri: come consapevoli autodidatti in cerca di compagnia e di contatto, ma in fuga dalle ossessioni di visibilità.
    Dovremmo sostenere la tensione tra desiderio, etica e politica; creare reti di relazioni catacombali, ludiche, solidali e critiche, aperte ma protette dall'ingombro delle merci e delle immagini mercificate, in cui possa rinnovarsi la ricerca di altri linguaggi, tempi e dimensioni del desiderio.
    Dalle nostre discussioni è emersa l'esigenza di alimentare i tempi della lettura, del confronto, della critica, del dubbio, del silenzio, del gioco, di un contatto autentico con la natura, della cooperazione, della fantasia, del conflitto: esperienze promesse dal processo di affermazione moderna delle soggettività e negate dal pensiero unico del denaro e della tecnica.

  3. PROGETTI

    Vogliamo coniugare filosofia, psicologia, economia, ecologia con gli interessi e le competenze di persone impegnate in campi diversi, per sperimentare nuove coerenze senza imporle a nessuno, per creare in modo ironico e serio qualche piccola esperienza di comunità catacombale e di azione parallela in cui con-esserci, com-patire , con-gioire.

Per le proposte concrete vedi la sezione Iniziative.